LE FASI DEL DIVORZIO PSICHICO

La separazione e il divorzio coniugale sono una delle esperienze più dolorose che la vita ci possa presentare. Sono diversi le ricerche che concordano nel definire il processo di separazione dal punto di vista psicologico come uno degli eventi più stressanti che una persona possa dover affrontare. Un famoso studio di Holmes e Rahe (1967) individua nel divorzio il secondo evento più stressante per un individuo, subito dopo la morte del coniuge. Anche dal punto di vista del meccanismo che è alla base del divorzio psichico, le fasi che interessano questo processo sono del tutto assimilabili alle tappe del processo di elaborazione di un lutto.

In primo luogo è opportuno tenere presente che una separazione non è mai voluta nella stessa misura e con le stesse tempistiche da entrambi i coniugi: vi sarà sempre uno dei due partner che ha voluto, se non deciso e accelerato la decisione di separarsi, e l’altro che si vede costretto a prendere atto della decisione in forma più passiva. Il processo psichico che ne è alla base avrà dunque tempi e caratteristiche diverse per ambo le parti, ma prevede in entrambi i casi un periodo più o meno lungo di sofferenza e diverso adattamento psicologico alla nuova condizione di vita. La persona che ha preso la decisione di separarsi probabilmente avrà bisogno di un tempo inferiore per riuscire a disinvestire affettivamente dalla relazione presente e poter nuovamente indirizzare le proprie energie verso la vita e verso nuove opportunità relazionali (spesso già esistenti all’atto della decisione di separarsi). Dovrà tuttavia fare i conti con il senso di colpa di aver provocato il fallimento di un progetto di vita (il matrimonio è un atto su cui si è creduto, in cui sono stati custoditi i sogni per il futuro) e di aver inferto un grande dolore al coniuge e agli altri membri della famiglia. Il partner che “subisce” la separazione generalmente ha bisogno di un tempo superiore per elaborare il processo. Choc, rabbia e fenomeni depressivi sono elementi che si alternano in diverse fasi e che accompagnano con intensità e tempi diversi tutti i processi di divorzio psichico. Dopo un primissimo stadio in cui può prevelare la negazione rispetto alla decisione e all’evento, nello stato di choc prevale l’incredulità rispetto a quello che sta accadendo. Questo stato caratterizza in genere la prima fase e si manifesta nella totale incapacità di “sentire” il turbamento per quello che si sta verificando e nell’apparire “indifferenti”, quasi senza emozioni e sentimenti. Questa “anestesia emozionale” nasconde in realtà il profondo turbamento che si sta agitando nella parte più profonda del mondo interno e che può preludere ad uno stato depressivo, che la persona deve necessariamente affrontare, per poter giungere ad una elaborazione del lutto psichico.

In questa fase di disorientamento si accumulano spesso tutta una serie di incombenze pratiche che costringono la persona ad occuparsi singolarmente di tutto quello che prima veniva condiviso nella vita di coppia. Questo è un adattamento che può essere molto difficile. Nella maggior parte delle coppie vige una implicita o esplicita divisione dei ruoli e delle competenze nella gestione del menage familiare, che all’atto della separazione viene meno. Anche la gestione pratica di queste difficoltà può generare ansia e turbamento, nonché un senso di inadeguatezza personale e bassa autostima.

A seguito di questo complesso periodo, può verificarsi una fase depressiva, caratterizzata da un disinvestimento di energie dalla vita esterna, dalle relazioni sociali, da sintomi psicofisici come la carenza di sonno o appetito, ed è un processo molto comune che può manifestarsi anche per diversi mesi. L’attraversamento di questa fase, nelle sue varie manifestazioni, è una tappa fondamentale per arrivare ad un superamento del lutto psichico. Dopo aver disinvestito dal “mondo” e dall’altro può subentrare una fase in cui prevale la rabbia verso l’altro coniuge. Questa emozione aiuta a staccarsi definitivamente dall’immagine, spesso idealizzata, che ci si è costruiti dell’altro e consente all’individuo di poter aprire gli “occhi” anche verso tutto ciò che il mondo offre. Questo è un passo fondamentale che segna un graduale ritorno alla “normalità”. Anche se ancora dei sentimenti “contrastanti” possono caratterizzare il pensiero verso l’ex coniuge, in questa fase si è acquisito un sufficiente controllo sulle proprie emozioni, tale da consentire all’individuo di poter reinvestire in nuove relazioni, con una diversa consapevolezza e, molto spesso, con una rinnovata forza interiore, frutto del lungo processo di elaborazione che alla fine restituisce alla persona nuova linfa vitale.

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