Insonnia cronica: una malattia che può deprimere


Attualmente, in una società stressante come la nostra, complice anche le complicanze psicologico-psichiatriche connesse alle influenze che il corona virus ha esercitato, ed esercita, sulla nostra qualità della vita, i casi legati ai disturbi del sonno stanno aumentando sempre più (anche in termini di complessità eziopatologica).

Cosa sono i siturbi del sonno?

Nello specifico, in termini molto generali, possiamo parlare di disturbi del sonno quando un individuo presenta un quadro d’insonnia che si manifesta per tre volte a settimana in una finestra temporale di almeno sei mesi.

L’insonnia può avere caratteristiche differenti:

1) difficoltà ad addormentarsi: in questo caso la persona va a letto ad una certa ora ed impiega più di 30 minuti per riuscire a prendere sonno.

2) risvegli continui: la persona riesce a prendere sonno piuttosto rapidamente, ma il suo sonno è costellato da una serie di risvegli frequenti durante tutta la notte o, comunque, buona parte di essa.

3) risveglio precoce: la persona si addormenta facilmente, ma si risveglia molto presto (in genere verso le prime ore della mattina, ad  esempio le 2 o le 3 di notte).

4) insonnia mista: una combinazione/interazione delle prime tre tipologie (ad esempio addormentarsi con difficoltà e risvegliarsi frequentemente)

E’ bene sapere che i disturbi del sonno, escludendo i casi d’insonnia dovuti a malattie organiche (che hanno un eziologia differente, ma che possono ugualmente instaurare anche insonnie di tipo psicologico, soprattutto nel cronico), spesso, sono correlati ad altri disturbi psicologici. Non di rado chi soffre d’insonnia presenta anche un quadro psicologico connesso a disturbi d’ansia o, elemento ancora più probabile, depressivi.

Esiste un legame tra insonnia e depressione?

Assolutamente si, infatti nei casi di quadri depressivi diagnosticati  si riscontra sempre un’alterazione del ritmo e della qualità del sonno. Spesso le persone che soffrono di depressione presentano un’insonnia con un quadro formato da risvegli precoci ed una quasi impossibilità nel riuscire a riaddormentarsi. Chiaramente, come si potrà ben dedurre, soffrire d’insonnia potrebbe aumentare o contribuire al quadro depressivo. Lo affronteremo meglio nella domanda successiva.

Soffrire d’insonnia può portare a depressione?

Purtroppo non si hanno ancora risposte certe su questa tesi in quanto alcuni autori sostengono che sia la depressione a portare all’insonnia, altri, invece, che il non dormire cronicamente possa portare a sviluppare sintomi simil depressivi. Detto questo è ragionevole pensare che chi soffre d’insonnia non depressione-correlata (ovvero quei soggetti che non hanno inizialmente sintomi depressivi ‘altri’ rispetto alla ‘sola’ insonnia), alla lunga, nel caso in cui l’insonnia continuasse nel tempo, svilupperanno stanchezza, tristezza, difficoltà mnemoniche ed irritabilità (tutti sintomi che presentano anche i soggetti che soffrono di un disturbo depressivo di tipo primario).

Quando le persone smettono di avere una buona qualità del sonno, e questa ‘cattiva qualità’ continua nel tempo, cominciano a preoccuparsi molto in quanto si rendono conto che la giornata sarà difficile d’affrontare in termini di forza sia fisica, che mentale. Proprio questa preoccupazione, che delle volte diventa una vera e propria ossessione, funzionerà da innesco per aumentare la probabilità di cronicizzare l’insonnia stessa trasformandola in un vero e proprio disturbo psicologico e, come abbiamo detto, con la possibilità di potere innescare anche un quadro depressivo vero e proprio (anche se, come già detto, questo elemento merita ancora ulteriori studi).  

Quali possono essere le cause dell’insonnia non depressione correlata?

Spesso le i fattori che portano ad un disturbo del sonno cronico possono essere diverse, infatti spesso si dice che l’insonnia sia ‘multifattoriale’.

Tra i fattori maggiormente plausibili nell’innesco dell’insonnia cronica possiamo avere:

Uno stile di vita psicologicamente stressante (ad esempio stress professionali o familiari)

Una propensione all’eccessiva preoccupazione (essere persone spesso ‘in allarme’ o ansiose)

Avere subito di recente un evento significativamente doloroso (la perdita di una relazione, una notizia molto negativa)

Un’errata alimentazione (regime dietetico troppo restrittivo, regime dietetico ipercalorico nelle ore notturne, mancanza di alimenti contenenti vitamine del gruppo B o magnesio)

Un’errata igiene del sonno (orari di addormentamento e risveglio sballati e sempre diversi)

Una malattia che disturba cronicamente il sonno

Eccedere nell’uso di sostanze eccitanti come la caffeina (bere troppi caffè, mangiare troppo cioccolato fondente)

Eccedere nell’uso di alcolici, soprattutto nelle ore notturne

Chiaramente, come abbiamo detto, tutti questi fattori possono interagire tra di essi, rendendo complesso riuscire ad intervenire in modo veramente ‘mirato’.
Studio-Psicologo-Porta Romana-Milano