Oggi si parla anche di "dipendenza da lavoro"

Nel panorama delle dipendenze patologiche la work addiction, o dipendenza da lavoro, è una tra le più attuali e pericolose forme di dipendenza senza uso di sostanze, avente per oggetto un’attività che fa parte del normale svolgimento della vita quotidiana di una persona.
La dipendenza da lavoro è caratterizzata da (Guerreschi, 2009):
- accentuata compulsione lavorativa, con crisi di lavoro notturno o ininterrotto per giorni; 
- problemi familiari legati a mancanza di comunicazione, ad atteggiamenti autoritari e ad un mancato ascolto delle continue richieste di essere maggiormente presente. Tali problemi dopo anni di dipendenza da lavoro possono essere anche una delle cause che conducono a separazioni e divorzi;
- isolamento sociale; 
- problemi relazionali cronici con colleghi, superiori o dipendenti; 
- sindrome da stress lavorativo che può degenerare in disturbi psicologici e fisici più gravi (quali depressione, ansia, alcoolismo, disturbi cardiaci); 
- burnout o sindrome dell’esaurimento emotivo; 
- polidipendenza che può essere caratterizzata dall’uso di farmaci stimolanti, eccessive dosi di caffè per ridurre le ore di sonno, al fine di destinarne un maggior numero al lavoro, o ancora dall’uso di alcool o altre sostanze anche illegali.
La struttura di personalità del "dipendente da lavoro" appare rigida, perfezionista. L’ansia, un’inadeguata regolazione nella gestione del tempo e del lavoro stesso, una bassa autostima caratterizzano la persona dipendente. La vita intera è centrata sul lavoro con conseguente pesante riduzione del tempo libero da dedicare ad altro. Alla fine il tempo libero viene completamente assorbito dal lavoro e non c’è più alcuna pausa, divertimento, affetto, interesse. Il "dipendente da lavoro" necessita di prove tangibili che attestino il suo operato; il suo valore personale deriva dalla somma delle cose che fa; si concentra perlopiù sui risultati che bisognerebbe raggiungere affinché tutti, lui compreso, possano avere chiari i suoi meriti (Porter, 1996).
Il "dipendente da lavoro" giudica severamente ogni suo minimo errore.
Ciò che contraddistingue psicologicamente un "dipendente dal lavoro" si rivela come  mancanza di volontà nel trovare momenti di stacco, la mancanza di segni di sofferenza nel sacrificio al lavoro e la conseguente presenza di un’idea del vivere per lavorare che ha sostituito quella del lavorare per vivere, ovvero del dedicarsi anche ad altre attività.
L’elemento della vita che generalmente si altera più precocemente, a causa della dipendenza da lavoro, è il contesto familiare. Il "dipendente da lavoro" tende a comportarsi in modo autoritario in famiglia e percepisce il coniuge come un estraneo, un accessorio; ne consegue un serio deterioramento della sfera affettiva che induce aridità, apatia, cinismo e indifferenza tra i coniugi. Il lavoro ha un effetto anestetizzante sia sulla sfera emotiva che lo rende distaccato e insensibile, sia sull’attività sessuale che si riduce o si annulla (Doerfler & Kammer, 1986; Robinson, 1999). Di rado la famiglia riesce a comprendere la condotta del "dipendente da lavoro" e a fornirgli il necessario sostegno. La sofferenza della famiglia è connessa a un sentimento di trascuratezza, solitudine, abbandono e le proteste dichiarate vengono vissute dal dipendente da lavoro come segno di rifiuto e ingratitudine. Mentre il coniuge ha la possibilità di separarsi o divorziare, i figli sono costretti a vivere fino alla maggiore età la situazione logorante di un genitore workaholic.

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