AMARE SOFFRENDO

Tutti noi abbiamo provato il momento in cui sopraggiunge il ‘campanello’ dell’amore. Molte persone rammenteranno il cosiddetto ‘batticuore’ sperimentato quando si sono delle volte stranite per questo nuovo sentimento, accorte che stavano provando nei confronti del compagno di classe o dell’amica dell’oratorio un’energia così forte come quella dell’amore.

In quelle circostanze il bambino o l’adolescente si affacciano ad uno stato mentale che soltanto in apparenza è nuovo. Perché sosteniamo che soltanto in apparenza sia nuovo?

La risposta è inscritta nei primi anni della nostra fanciullezza, in quei primi anni di vita in cui amiamo già qualcuno. Questo qualcuno può essere la madre, il padre, i nonni, la babysitter o altre figure adulte che ci hanno guidato nelle prime fasi della vita. In quelle circostanze scopriamo cosa si provi a voler avere qualcuno tutto per noi, ad idealizzare tale rapporto (credendo possa rimanere perennemente immutabile), ma poi constatiamo che questo rappresenta soltanto un ideale impossibile.

Il fanciullo impara ben presto che dovrà dividere questa persona con il mondo e ciò lo spaventa molto, anzi lo angoscia terribilmente. La mente primitiva di un bambino molto piccolo amplifica taluni passaggi (soprattutto quando questi avvengono per la prima volta) che scaturiscono dai e nei legami con le figure adulte: ad esempio, un genitore che ci accompagna al nido viene vissuto dal bambino come l’adulto amato che ci abbandona nell’oblio di un mondo ancora oscuro (l’asilo), una figura estranea che entra in casa (il pediatra) può essere interpretata come una figura minacciosa, soprattutto quando la madre ci consegna ad essa per essere visitati.

E da adulti è ancora così? Per fortuna questo non accade quasi mai, salvo quelle situazioni in cui, per qualche ragione, il legame con il nostro amato/a viene codificato dalla mente di alcune persone alla stessa stregua di quel legame atavico. In questi casi specifici la persona che entra in relazione con l’oggetto d’amore può investire in questo oggetto con una visione disperante del legame con esso, pur non rendendosene quasi conto. In queste circostanze colui che ama trasforma questo sentimento in bisogno di possesso. L’amore diventa una necessità per vivere ed allora, quando la donna o l’uomo amati andranno via due giorni per un viaggio di lavoro, questo verrà vissuto come una tragica separazione (simile a quella delle prime esperienze di distacco dalle figure adulte dell’infanzia), oppure, quando la fidanzata parlerà amabilmente con un’amica, colui che ama interpreterà questa relazione come negativa, in quanto andrà a sottrarre le attenzioni della compagna (stato di gelosia angosciante).

In molti casi questa ‘bulimia d’affetto’ porta ad essere abbandonati da chi si ama, andando ad innescare un circolo vizioso: per paura di essere abbandonati si attuano, senza intenzionalità, comportamenti che portano il proprio oggetto d’amore ad abbandonarci.

Redazione S.P.P.R
(Psicologo Porta Romana-Milano)