DALLA PERDITA DEL LAVORO ALLA DIPENDENZA

Ho perso il posto di lavoro dopo circa 20 anni, lavoravo per una azienda che si occupava di tecnologia, ho 44 anni e sono ormai fermo da quattro mesi. Nel frattempo mi sto guardando in giro ma vedo che la situazione è tremenda perché sento che la mia è un’età difficile per trovare un lavoro fisso. Dopo una lunga attesa per ritrovare un lavoro simile a quello che ho perso, mi è successa questa cosa che effettivamente mi comincia a creare non pochi problemi; mi sono legato moltissimo al computer e passo quasi tutta la giornata a guardare siti, parlare con persone ed informarmi su quello che accade nel mondo. Sono separato da quasi tre anni ed ho poche amicizie, il lavoro per me era una delle pochissime cose per cui uscivo di casa. Il fatto è che adesso un po’ di soldi da parte li ho anche, ma se vado avanti così divento sempre più grande, senza lavoro e con sempre meno contante. Sono confuso perché non so cosa fare. Non ho le forze giuste per rimettermi in carreggiata, mi alzo la mattina e mi dico che domani andrà meglio, poi accendo il computer e vengo assorbito come se fosse una droga, passano le ore e i buoni propositi vanno  a farsi benedire. Lei ha presente cosa vuol dire sentirsi immobili, è una sensazione stranissima, è come vedermi dall’esterno, come se questa vita non è la mia ma quella che vedo nei film, la vita di un altro e quindi non riesco a poterla cambiare. Saluti a tutti.
 Lettera firmata

LO PSICOLOGO RISPONDE

Buongiorno,
E’ davvero dura ritrovarsi senza un lavoro e con la sensazione che ci si stia perdendo. Perdendo dentro alcune condizioni interiori quali la perdita di energia, la perdita della voglia di rimettersi in gioco, forse anche la perdita nella fiducia che nutriamo verso noi stessi e gli altri.
Le persone cercano di crearsi degli obiettivi positivi, crearsi un buon avvenire, disegnare per se stesse un futuro positivo, fatto di sacrifici ma anche di meritate soddisfazioni. Poi come a volte può accadere nella vita, capita che ci si vada ad “impigliare” negli imprevisti, e quando si parla di imprevisti non sono mai buone notizie, ed allora, in quei momenti specifici, a seconda di come noi stiamo in quel momento e di come il mondo ci gira intorno, possiamo avere diverse tipologie di reazioni. C’è chi si adopera subito verso la risoluzione dell’imprevisto, chi invece necessita di riflettere su quello che sta succedendo e chi, ancora, durante la riflessione si rende conto che è, per così dire, rimasto “intrappolato” in questa duratura riflessione, a tal punto da non sapere più come uscire fuori dall’immobilismo (prodotto dal troppo tempo dedicato alla riflessione). In questi casi può capitare che ci si ritrovi, quasi senza sapere come sia potuto accadere, legati a delle forme di dipendenza, cioè ad una qualche azione o comportamento che, in qualche modo, venga a sostituire il senso di vuoto generato ad esempio dalla perdita di qualcosa che per noi era importante.
Nel suo caso questa dipendenza si è sviluppata verso il computer, ma lei stesso ci insegna che, più passa il tempo, più questo comportamento la sta allontanando dal prendere delle decisioni importanti per il suo avvenire. Il computer tornerà sicuramente ad essere suo amico quando lei, e so che ci riuscirà, si riavvicinerà anche ad altri aspetti della vita che occupano un posto importante per il suo benessere.
Un caro saluto

Staff Psicologo Porta Romana