INTERNET COME FACILITATORE DI DIPENDENZE E OSSESSIONI AFFETTIVE

Nell’ultimo decennio capita sempre più spesso di parlare, negli studi di psicoterapia, con donne e uomini che soffrono moltissimo a causa di una storia d’amore terminata bruscamente o che finisce per cause spesso difficili e complesse da comprendere, ma soprattutto difficoltose d’accettare per colui che soffre.

Chiaramente è la persona lasciata che soffre maggiormente in quanto vede svanire davanti ai propri occhi, pieni di aspettative e di amore, una relazione durata per anni o comunque sulla quale la persona aveva investito progetti, sogni ed aspettative, come ad esempio quella di costruire una famiglia insieme alla persona amata.

Come ben tutti sappiamo le cause che portano ad una risoluzione negativa di una storia d’amore possono essere molteplici: si può essere lasciati a causa di un tradimento ricevuto e per il quale il nostro compagno realizza di essere attratto da un’altra persona (e non più da noi) o perché il nostro o la nostra compagna ci verbalizza di non provare più quel sentimento che aveva sperimentato all’inizio e proprio in virtù di questa mancanza ha preso coscienza che ‘qualcosa nella relazione si è inspiegabilmente spento’.

Possiamo dire che per quanto questi scenari siano, purtroppo, tristi e difficili da gestire per chi li subisca, non vi sia nulla di nuovo, o meglio non vi sarebbe nulla di nuovo se non fossimo nel 2018, ovvero l’era della supremazia del capo più potente ed indiscusso che vi sia al mondo: internet.

L’avvento di internet è stato molto utile per svariate pratiche che appartengono ‘allo sviluppo delle cose in generale nel mondo’, a partire dalla ricerca scientifica, dallo sviluppo economico-industriale, dalla possibilità di velocizzare operazioni che sino a qualche decennio fa erano lunghe e complesse, sino alla possibilità di comunicare in tempo reale nelle diverse parti del mondo, anche le più lontane e remote con un semplice battito di click.

Qualche lettore attento si potrebbe domandare giustamente: “ma quale relazione esiste tra internet e lo sviluppo di nuove forme di dipendenze ossessivo-affettive?”

Ora cercheremo di spiegarvelo sinteticamente partendo anche da esempi pratici.

Un tempo quando ci si lasciava, pensiamo agli anni 80/90, le persone non avevano modo di comunicare con l’altra persona se non attraverso due canali: il telefono a fili (casa e cabine telefoniche), badate bene non il cellulare o lo smarthphone, o la ricerca dell’altro attraverso la presenza del contatto fisico (vis a vis). In questo modo è semplice capire che quando una relazione finiva la percezione della distanza e del distacco era ‘reale’ o comunque molto più concreta di oggi. La persona veniva messa difronte alla realtà dalla geometria fisica delle cose che la costringeva a dovere gestire il vuoto e la lontananza dall’altro. Capitava spesso che passassero giorni, o addirittura mesi, prima di riuscire ad incontrare o ad avere informazioni sull’altra persona. Questo processo di distanza, da cui eravamo in qualche modo costretti, in una certa misura, era terapeutico per favorire un naturale processo di distacco dall’oggetto amato.

Oggi le cose, anzi le logiche della comunicazione, in una coppia che termina una storia si complicano molto di più proprio a causa dei sottili giochi psicologici e di falso potere/controllo che la comunicazione del web ci dà la possibilità di sperimentare.

Quando una storia d’amore finisce, in realtà, scusate il gioco di parole, le due persone possono paradossalmente continuare a comunicare non comunicando.

Vediamo come.

Supponiamo che una ragazza venga lasciata dal suo fidanzato e non riesca ad accettare la fine di questa storia. Il web, e le varie piattaforme social, le forniscono diverse modalità per continuare a comunicare indirettamente con lui come spettatrice passiva, ad esempio seguendo le storie che l’ex fidanzato pubblica su instagram oppure controllando se aggiorna lo stato (single o fidanzato) su facebook oppure quale foto pubblica su whatsapp o sullo stato di whatsapp.

Insomma come potrete bene comprendere, in una qualche misura è come se quella relazione restasse perennemente aperta, quasi sospesa in un luogo altro: il luogo di internet (che assume i connotati di un’area grigia – virtuale e semi reale allo stesso tempo).

Come tutto nel mondo, anche gli strumenti possono essere ‘buoni’ o ‘cattivi’ a seconda dell’uso che di essi ne facciamo. In questo caso specifico “l’amico internet” si trasforma in una droga proprio perché spinti da forte bisogno dell’altro.

Il web ci fa sentire, sfortunatamente solo falsamente, più vicini ‘al lui perso’ e soprattutto vende l’illusione di poterlo controllare ingurgitando informazioni che solo in apparenza, agli occhi della persona lasciata, sembrano utili o di vitale importanza.

Chiaramente gli effetti collaterali sono molteplici ed il più evidente è facilitare la nascita di una dipendenza, a tratti quasi ossessiva, verso la persona amata e nello specifico sulle informazione che riusciamo a ricavare su di essa.

Capita spesso di avere in terapia persone che sono felici quando vedono che l’ex fidanzato non ha ancora aggiornato lo stato di facebook a ‘single’ perché questo potrebbe significare che ci sono ancora speranze, come, invece, fa stare malissimo quando si scova qualche foto o storia si instagram in cui questi è in compagnia di un’altra ragazza.

Come si potrà ben notare la mente continua ad avvilupparsi su se stessa in un alternarsi di scenari, delle volte gratificanti, altre volte avvilenti, passando da sentimenti di vuoto, a sentimenti di pienezza, ma la cosa più grave è che in questo modo si resta “ancorati” all’altro per molto più tempo rispetto agli anni in cui internet non esisteva, allungando notevolmente i tempi della necessaria ‘elaborazione del lutto’.

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