ELABORAZIONE DEL LUTTO: I SUOI PASSAGGI

Quando ci si trova a dover affronta un tema molto difficile, profondamente privato ed altamente provante come "l’elaborazione della morte", è necessario sottolineare quanto ogni storia abbia delle sue peculiarità e ogni persona che ha dovuto farvi i conti ha ed avrà sempre qualcosa da insegnare. Pensiamo, ad esempio, all’enorme ed immenso sforzo che devono fare i genitori quando si trovano psicologicamente obbligati a lavorare, dentro a loro stessi, per ritrovare una sorta di “equilibrio” nel momento in cui entrano in contatto con il lutto più “innaturale” del mondo: la perdita di un figlio.

Ovviamente potremmo andare avanti a citare molte altre situazioni estremamente logoranti legate all’elaborazione della morte, come la perdita di un coniuge, di un fratello, di un genitore, di un caro amico ed in alcuni casi persino di un caro animale che ci ha tenuto compagnia per tanti anni.

Quando si affronta il tema della morte in ambito psicologico, il termine tecnico che viene spesso usato, da più di un secolo, è: elaborazione del lutto.

Provando a fornire una definizione di cosa s’intenda per “elaborazione del lutto”, possiamo dire che questo processo sia rappresentato da tutta una serie di manifestazioni psicologiche che la nostra mente produce, in seguito alla perdita di una persona a cui siamo affettivamente legati.

Come si potrà ben notare, abbiamo usato il presente indicativo per indicare che “siamo” affettivamente legati e non “eravamo” affettivamente legati. Ma perché?

La spiegazione è piuttosto semplice. Infatti, anche se la persona deceduta non c’è più nel mondo reale, nel mondo fisico, questa continua ad esistere per noi all’interno del nostro mondo interiore, del nostro vissuto psicologico.

Altro aspetto, invece, è quando il familiare o la persona che sta elaborando il lutto di qualcuno a lui caro parla della persona che non c’è più usando il tempo presente, ad esempio: “mio marito è una persona molto gentile”. Vediamo come in questo caso, proprio in virtù del processo di elaborazione del lutto, processo psicologico con una sua tempistica, dobbiamo aiutare il familiare ad utilizzare il passato, ovvero “era”.

E’ proprio quando il familiare comincia a parlare della persona deceduta “al passato” che s’intravedono i primi segnali di “miglioramento psicologico” nell’elaborazione del dato di realtà: quella persona non c’è più su un piano di realtà fisica.

Chiaramente, perché ciò possa avvenire, serve tempo e occorrono dei passaggi psicologici ben precisi che, più o meno, ciascun individuo si trova a dovere affrontare.

Essi vanno da una fase di “negazione” ad una più comunemente definita di “accettazione” (che poi porterà al “comportamento” proattivo).

I numerosi studi sull’argomento indicano che tra la fase di negazione e quella di accettazione si possono susseguire episodi che vanno dal profondo malessere generale, di carattere simil depressivo, a manifestazioni di forte rabbia.

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