LO SCARSO APPETITO DEI BAMBINI

Ho un bambino di tre anni che frequenta l’ultimo anno del nido e, al contrario di mio marito che non si preoccupa molto di questa cosa, sono agitata perché nostro figlio non mangia come molti altri bambini della sua età. Anche le educatrici del nido ci raccontano che non ha mai molto appetito ed a casa è la stessa cosa. Non è che sia sottopeso, ma non lo vedo mai mangiare con fame, devo sempre stargli dietro per farlo mangiare.

LO PSICOLOGO RISPONDE

Molti genitori sono spessi preoccupati o non sanno come affrontare, senza sviluppare stati d’ansia, l’argomento legato al cibo nei primi anni di vita. Cominciamo con il dire che se un genitore è molto preoccupato perché il proprio figlio rifiuta il cibo, il bambino riesce ad accorgersene perfettamente e questo non gioca affatto un ruolo positivo. Tenga conto che generalmente, già intorno a due anni, i bambini riescono a mangiare da soli con il cucchiaio e riescono anche a bere in modo piuttosto autonomo. Verso i tre anni sono perfettamente in grado di usare le posate e di versarsi senza problemi l’acqua nel bicchiere. Questo non significa, però, che un bambino capace di fare tutto questo, poi abbia la voglia di farlo. Molti bambini che vengono abituati ad essere “serviti”, quando in realtà non vi è alcuna effettiva necessità, potrebbero sviluppare la tendenza a scegliere di non essere mai autonomi, preferendo di gran lunga un servizio di mensa e cucina esercitato ventiquattro ore su ventiquattro. Altro aspetto riguarda il bambino nei primi mesi di vita; ovviamente in quella specifica fase è fondamentale fornire al bambino un aiuto, perché in quello stadio evolutivo egli non può realmente attuare un comportamento di tipo autonomo. Tornando all’età di suo figlio, possiamo dire che i bambini a tre anni presentano una discreta padronanza del loro linguaggio e che questa padronanza consente loro sia di chiedere da mangiare, che di poter esprimere la loro voglia o meno di cibo. Il fatto che suo figlio non sia sottopeso dovrebbe essere visto come un dato positivo, in quanto significa che la quantità di calorie introdotta dal suo bambino è sufficiente per mantenersi in uno stato di salute. Forse suo figlio le sta chiedendo una maggiore autonomia anche nelle dosi alimentari, forse le sta comunicando che è giunto il momento di cambiare qualcosa. Provi a pensare a tutto questo e soprattutto che non c’è nessun dato evidente per il quale essere in allarme.

Staff Psicologo Porta Romana